Archeologia

I primi studi archeologici a Pantelleria, si devono al famoso archeologo Paolo Orsi che nel 1895 ha sondato i vari siti dell’isola. A lui si devono le prime planimetrie generali di Mursia, la catalogazione dei reperti, gli studi sui Sesi. Da una decina d’anni si sono fatti grossi passi avanti, grazie alla Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani, e all’università di Bologna, con il progetto di ricerca “Carta Archeologica di Pantelleria”, e la continua collaborazione dell’università di Tubinga.  Al momento possiamo essere certi che il primo popolamento risale ad una fase avanzata dell’età del bronzo circa 1600 a.C., quando si insedia il popolo dei Sesi. Si insedia  nelle contrade di Mursia e Cimillia dove trova le condizioni ideali per costruire il proprio villaggio sul promontorio di Cuddia Rossa, sopra Cala Modica. Sull’altura di Cimillia, un poco più all’interno, edificano una zona fortificata con la costruzione del Muro Alto, ad oggi è il più grande muro di quel periodo trovato nel Mediterraneo. Per l’acqua, si rifornivano presso una buvira, una buca, di solito in prossimità del mare, da cui emerge acqua filtrata, da pietrisco e sabbia, non proprio dolce ma potabile. Le dimore, sono capanne ovali di pietre, la parte bassa, e paglia la parte alta e il tetto col suolo in terra battuta. Sesioti, o popolo dei Sesi è il nome che gli è stato dato in relazione, ai maestosi monumenti funerari che questa gente ha costruito, nella necropoli di Mursia, la città dei morti. Sono delle costruzioni, di forma ovale a cono tronco, costituiti da enormi blocchi di pietra. Ha una serie di cunicoli che portano ad una piccola grotta al centro del monumento, dove veniva  posto il defunto, per la celebrazione. Il Sese Grande o Sese del Re, è il più grande. Suggestivo il nuovo percorso, cento metri più avanti sulla perimetrale, per visitare quel che resta degli altri Sesi. Dai dati raccolti, si può affermare che il villaggio era una vera metropoli della preistoria con circa 3.000 abitanti, il doppio di un normale insediamento, vivevano della lavorazione e commercio dell’ossidiana, i cantieri di lavorazione erano nella zona di Punta Fram, e scambi commerciali con altri popoli del Mediterraneo. Nel 2008 in  un sese trovato intatto si è potuta constatare la pratica funebre dei sesioti. Nel sese, composto da quattro celle raggiungibili da un corridoio, un defunto è seppellito con dei vasi e dei grani di collana in cristallo di rocca di provenienza orientale. Un altro con accanto i resti di un maialino cotto all’interno di un vaso, un terzo  aveva accanto ai piedi una piccola capra o pecora. Tutti i defunti erano stati sistemati su uno strato di ocra rossa. Il ritrovamento dei grani di collana conferma l’importanza del sito di Mursia nel 1600 a. C. come anello di congiunzione tra Oriente ed Occidente.
 L’archeologia riscrive continuamente la storia, ed il sito di Santa Teresa a San Marco, vicino il paese, conferma questa certezza. I continui scavi aggiornano l’evoluzione e l’importanza che questo luogo ha avuto nei secoli, soprattutto nel periodo romano. Cossyra, è il nome latinizzato di Kyrnm, nome fenicio, con cui i romani chiamano Pantelleria. A circa 1500 metri dal porto, ai piedi del monte S. Elmo, si elevano due piccole colline, S. Teresa e S. Marco, qui sorgeva l’acropoli (città alta), che domina tutta la zona sottostante, ed è probabile che abbia avuto funzione difensiva, soprattutto durante la prima guerra punica. Le case dell’acropoli, erano costituite da ambienti di dimensioni omogenee, alcune hanno pavimenti in cocciopesto, in cui sono inserite tessere marmoree. Il cocciopesto si ricava dall’impasto di frammenti di terracotta sminuzzati e calce. 
 Col cocciopesto a seconda del colore dei manufatti utilizzati si poteva anche scegliere il colore principale da dare al lavoro finito. La mancanza totale d’acqua, ha portato alla creazione di cisterne per la raccolta di acque piovane. Alcune costruite, altre sfruttando la conformità del suolo. L’enorme quantitativo di reperti semplici come ciotole, piatti e pentole, monete in bronzo ed utensili vari, avvalora la presenza di un vero e proprio insediamento, diciamo popolare, sull’acropoli dal IV secolo a. C. Teoria che è stata consolidata con i ritrovamenti di contrada Scirafi, zona poco distante attraversata dalla strada comunale che porta all’aeroporto. Qui nel 2007 sono state trovate parte delle mura di protezione, ed una miriate di urne cinerarie complete di corredo funebre. E’ un’area periferica, ed è da questo che si può ricavare la reale dimensione della città.


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